Mauro Fissore è il protagonista dell’incontro organizzato dalla Società Orticola Casalese all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato intitolato La via della carta. La tecnica di fare la carta e l’arte di trasformarla in sculture.

La sua biografia spiega che l’artista torinese ha viaggiato moltissimo per tutto il mondo, dall’Africa all’America Latina e in Asia, e trovato la propria strada incontrando un maestro di washi tra i più ammirati in Giappone, Hiroaki Asahara, originario di Tokyo, che dopo gli studi all’Accademia Albertina di Belle Arti aveva eletto dimora in Monferrato, a Cerrina, dove è mancato nel marzo 2015. Pochi mesi dopo la sua scomparsa, le opere di Asahara sono state esposte nella mostra intitolata CARTE DEI FIORI perché ispirata agli antichi erbari conservati nella sezione dell’Orto Botanico alla Biblioteca della Scienza e della Tecnica dell’Università di Pavia, dove la rassegna è stata allestita in concomitanza con lo svolgimento di EXPO2015. Tra carta ed erbari infatti c’è una fitta trama di nessi e connessioni che si intrecciano con la storia di molte civiltà e tante nazioni, anche tanti territori, tra cui il Monferrato...

La carta è fatta con il papiro – una pianta acquatica che proprio all’Orto Botanico di Pavia è coltivata con particolari cure, con il legno di pioppo e altri alberi, con le alghe, con la paglia e con molti tipi e varietà di piante, ed è indispensabile per la composizione degli erbari sia come materiale funzionale all’essiccazione sia come supporto per la conservazione degli esemplari floreali e l’esposizione degli exsiccata, ovvero dei “fogli su cui le piante o loro parti sono montate e classificate, e che nel loro insieme formano praticamente un erbario – Vocabolario Treccani“.

2 PASSI NELLA STORIA, IN UN PASSATO MOLTO ATTUALE

L’impiego della carta come supporto per conservare ricordi e conoscenze, opere poetiche e letterarie, testi sacri, leggi e documenti è antichissimo. In Egitto i papiri venivano scritti fin dal 3.000 a.C. e nella collezione conservata al Museo Egizio di Torino spiccano il Libro dei Morti lungo quasi 19 metri, il Papiro dello sciopero, che riferisce dettagliatamente della serie di proteste degli operai che durante il regno di Ramses III (1187-1157 a.C.) lavoravano nei cantieri delle necropoli della Valle dei re, e il Papiro dei re, un raro elenco dei sovrani egiziani che regnarono dal periodo mitologico primordiale fino al 1650 a.C., acquisito insieme alla prima raccolta di reperti acquistati da Carlo Felice di Savoia esattamente 200 anni fa, precisamente il 24 marzo 1823, concludendo l’accordo con Bernardino Drovetti. Un piemontese giunto in Egitto come ufficiale dell’esercito napoleonico e diventato addetto commerciale per la Francia, Drovetti si era appassionato di archeologia e diresse e partecipò a molte esplorazioni, tra cui quella condotta nel 1828-1829 dagli egittologi francese Jean-François Champollion e italiano Ippolito Rosellini, fratello di Ferdinando Pio Rosellini, il fisico e naturalista che a Casale Monferrato ha lasciato in eredità un pregevole erbario. A convincere il re italiano ad acquistare 8.000 pezzi di antichità egizie e a trattare l’affare con Drovetti fu il monferrino Carlo Vidua, che era arrivato in Egitto nel 1819 e le cui memorabili imprese in questi giorni sono ricordate proprio nella sua dimora a Conzano Monferrato, dove è in esposizione la mostra “L’Egitto di Ezio Gribaudo”.

Il più antico documento cartaceo europeo è il Mandato di Adelasia, cioè la lettera scritta in Sicilia il 25 marzo 1109 da una dama di origini monferrine, Adelasia del Vasto, una pronipote di Aleramo – il fondatore del marchesato – nel 1087 sposa e dal 1101 vedova di Ruggero d’Altavilla, primo della dinastia siculo-normanna, e madre di Ruggero II e di Costanza, la futura nuora di Federico I “Barbarossa” e madre di Federico II di Svevia. Nel 1113 Adelasia si risposò, con Baldovino I di Gerusalemme, ma il matrimonio venne annullato e nel 1117 lei tornò in Sicilia accompagnata da un gruppo di monaci dell’Ordine della Beata vergine del Monte Carmelo, i primi carmelitani giunti in Italia. La missiva, ovvero “mandato”, che Adelasia aveva inviato ai vicecomiti greci e ai gaiti arabi che presidiavano le terre di Castrogiovanni, oggi Enna, è scritta nelle due lingue dei destinatari, a cui la reggente si raccomandava di non molestare ma anzi di porre sotto la loro protezione i monaci del Monastero di San Filippo di Demenna, sito nella valle di San Marco, testimonia delle molteplici interazioni e complesse relazioni tra le popolazioni di diverse origini etniche che a quell’epoca convivevano nell’isola e nei territori dei paesi affacciati al Mediterraneo e di tutta l’Europa.

UNA TRADIZIONE ANTICA, “RINVERDITA” CON PASSIONE ED ENTUSIASMO

Nel Monferrato l’uso creativo della carta è una tradizione radicata e diffusa. In particolare, degli spettacolari bouquet di fiori di carta sono realizzati a Lu Monferrato per la celebrazione della festa patronale e l’arte creare piccole sculture con fogli di carta, in giapponese dette origami, è una tecnica che in dialetto è detta carta fronza, ovvero “carta piegata”, e a cui sono dedicati le sale espositive e i laboratori ludo-didattici del Museo Etnografico di Alessandria.

INCONTRO CON MAURO FISSORE – martedì 7 MARZO 2023, dalle h 17, nelle sale della sede dell’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato (Palazzo Gozzani Treville – via G. Mameli, 29).

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